Tagli statali alla scuola della montagna: i primi provvedimenti, come previsto da più parti, stanno mettendo in seria difficoltà la sopravvivenza stessa di tante realtà. Il grido d'allarme dei sindaci di Borgotaro e di Albareto, impotenti di fronte all'ennesimo provvedimento romano. Ed ora, davanti a questa inequivocabile mazzata, sarà interessante osservare, ammesso che ci sia ancora qualcuno che sia in grado di farlo, chi avrà ancora il coraggio di difendere una pseudo riforma, che ha, nei fatti, totalmente ignorato le esigenze specifiche della montagna, equiparandola così, di fatto, alle realtà ben diverse e ben più abitate di pianura.
Scuola sempre più al centro dell'attenzione amministrativa locale. Dopo un consiglio comunale monotematico, svoltosi nei giorni scorsi, a Palazzo Manara, che ha visto la presenza del sindaco del Comune di Albareto Ferrando Botti, e quella dell'assessore provinciale Romanini, il Comune di Borgotaro, ha iniziato ad esternare; lo ha fatto con una conferenza stampa, per portare a conoscenza della popolazione valtarese le tante criticità, quali sono stati i temi discussi e sviluppati, quali temi sono stati approfonditi, nel corso di questo consiglio, dedicato appunto ai problemi della scuola. Per questa attività, che possiamo definire di pubblica esternazione, di puntualizzazione, sono intervenuti, oltre ai due sindaci, il vice-presidente della Provincia Pier Luigi Ferrari, gli assessori all'istruzione Giuseppe Beccarelli (per Borgotaro) e Clara Spagnoli (per Albareto), il capo-gruppo comunale di maggioranza Sandra Montelli, diversi assessori e consiglieri. "C'è grande sintonìa, c'é solidarietà, - ha sottolineato Oppo - fra i nostri due Comuni. Io ed il mio collega Botti pensiamo infatti, a tale proposito, che la riduzione degli organici nella scuola, abbia ormai messo in seria difficoltà la nostra gente, complicando fortemente la vita agli studenti "Questi tagli, introdotti dal Ministero, così drasticamente, - ha detto Botti - che colpiscono tutta la nostra zona, già debole in molti altri settori vitali, non fanno che aggravare, ancor di più, la situazione in montagna.
Per questo, noi abbiamo espresso, anche politicamente (e non solo tecnicamente, come avrebbe voluto l'opposizione), la nostra contrarietà in tal senso. Se, in un Comune come quello di Albareto, viene meno la scuola, direi quasi che viene meno lo stesso Comune". E sempre Botti, ha aggiunto, "davvero, senza retorica, mi verrebbe voglia, alla luce di queste cose, di togliermi la fascia e buttarla. Capisco invece benissimo che, di fronte alle difficoltà, non bisogna arrendersi; anzi, al contrario, bisogna muoversi, ed è quello, in pratica, ciò che stiamo facendo". "In questa fase, in questa presa di posizione, in questa lotta contro questi decreti, vorremmo coinvolgere - hanno i due sindaci, Oppo e Botti - anche le famiglie, per poi poter dar loro delle certezze. Cosa che invece, al momento non riusciamo a fare. Noi ci siamo limitati a sopperire, là ove lo Stato ha mancato, dove ha tagliato senza tenere in considerazione le vere esigenze di un territorio debole. E noi, come ben risaputo, non disponendo di grandi risorse, riusciamo purtroppo a fare il possibile".
La dose di rabbia continua: "occorre - secondo i due sindaci - coinvolgere il maggior numero di istituzioni, affinché si facciano carico - ha spiegato anche Sandra Montelli - di un problema pressante, che pone in forte difficoltà il nostro territorio e che invece riporti la scuola al suo ruolo di vero "presìdio territoriale". Alla stessa stregua della sanità, del sociale e delle attività produttive". Tutti insieme hanno affermato che "senza reagire, altrimenti, la montagna sarà destinata veramente a morire".