Ho letto un articolo molto interessante di JENNER MELETTI riguardante le iniziative di un piccolo centro montano locato in provincia di Reggio E. che ha analogie con i paesi della nostra vallata. Vale la pena di leggerlo per trarne spunti. Ho pensato subito ad Emanuele Mazzadi perchè ci sono alcune similitudini con quello che sta facendo.
Incollo :
La gente rifiuta di abbandonarli e si consorzia per inventare un futuro puntando su ambiente e tradizioni Sono già cinquanta queste “comunità” che gestiscono di tutto, dall’hotel diffuso al recupero di vecchi mulini
Dai telai antichi all’energia solare così si salvano i piccoli borghi
JENNER MELETTI
CERRETO ALPI (Reggio Emilia)
«Il futuro è di chi lo fa, disse un brigante 10 anni fa». Sono orgogliosi delle loro magliette, i “briganti” di questo paese a un tiro di schioppo con il confine toscano. «Nel 2003 — racconta Renato Farina, capo di questi strani briganti — abbiamo detto basta. Il nostro paese stava semplicemente chiudendo. Via la scuola elementare, via la bottega, via il ristorante… E anche noi dovevamo andare via, a cercare lavoro. Abbiamo detto basta. In questa terra, nel 1600, arrivò dalla Lunigiana il brigante Moncigolo e per anni e anni diventò il padrone di queste terre. Anche noi — ci dicemmo — dobbiamo fare come lui, diventare padroni a casa nostra. E basta piangere se non c’è lavoro, basta lamentarsi per il fato avverso. Il futuro ce lo facciamo noi».
Nacque la cooperativa, naturalmente dedicata al brigante. Undici soci che fanno tutto: dalla pulizia del bosco al raccolto delle castagne, e poi le guide nel parco dell’Appennino, la gestione del circolo sempre aperto nell’ex scuola elementare… «. Nellacoop e nel “patto territoriale” c’è tutto il paese, anche quelle che erano imprese private che da sole non sarebbero sopravvissute. «Ci sono il Comune, la parrocchia, l’hotel, il ristorante…Tutti uniti, per presentare il “prodotto Cerreto Alpi”. E così siamo riusciti a restare qui. Ottanta abitanti d’inverno, 500 d’estate. A lavorare tutto il giorno, con il computer o con la ruspa». Sono diventati anche “professori”, i briganti di Cerreto. Ieri, nel paese con le case di sasso, c’è stato un convegno sulle cooperative di comunità etanti sono venuti a lezione. «Sono almeno 50, queste coop di comunità — racconta Giuliano Poletti, presidente dell’Alleanza delle cooperative italiane — nate quasi tutte in questi ultimi due anni. Sono l’unica sorpresa positiva in una crisi che crea sempre più disperazione. Dimostrano che non ci sono solo lo Stato da una parte e il mercato dall’altra. C’è la gestione comune dei beni, che può produrre reti sociali».
Ci si mette in coop perché il paese chiude e allora, come nella vicina Succiso, giovani e meno giovani, come in kibbutz, organizzano una proprietà comune e costruiscono agriturismo, allevamento di pecore, bottega, ristorante, forno…Ma le coop nascono anche per «ricostruire la cultura di comunità». «Nella nostra Val di Rabbi — dice Adriana Paternoster — abbiamo subito l’aggressività del mercato immobiliare, che voleva portare anche da noi le seconde case. I turisti sono benvenuti, queste seconde case no perché portano nella valle i valori della città: il confine della proprietà, il cancello, il giardino, il citofono…Noi per fortuna siamo rimasti al margine, rispetto allo sviluppo del turismo nel Trentino, e possiamo permetterci di cercare la qualità. Dieci soci nell’associazione del Molino Ruatti, cento nella “Rabbi vacanze”. Lavoriamo soprattutto per ilrecupero dei masi abbandonati e vogliamo tornare a macinare orzo e frumento, recuperando terreni abbandonati dai contadini». Anche nella bassa Val di Fiemme sta nascendo una cooperativa che interessa cinque Comuni. «Pure noi — racconta Andrea Daprà — siamo rimasti al margine del turismo di massa. E questo ci permette di offrire un territorio integro. Per trovare lavoro e salari, reinventiamo gli antichi mestieri. Da Molina di Fiemme partivano 20 “fornellari” verso tutto l’arco alpino per costruire i “fornei a ole”. Le ole sono le camere di combustione con le piastrelle in ceramica smaltata. È un’attività che rende ancora oggi. Un forno nuovo costa 10.000 euro, uno antico, restaurato, fino a 150.000. Potremo costruire camere in legno di cirmolo, che rallenta i battiti cardiaci e così, almeno dicono, aiuta a restare giovani. Abbiamo tante altre idee, come recuperare le terrazze di Capriana, dove c’erano vite e orzo e anche il lupino con cui si preparava il nostro “caffè balos”».
«Noi vogliamo solo turisti chesappiano apprezzare ciò che possiamo offrire — dice Daniele Pieiller, uno dei 40 soci di Naturavalp della Valpelline —. Da noi non ci sono impianti di risalita e non li vogliamo. Abbiamo bellissime montagne da scalare, amate ad esempio da Achille Ratti, il papa alpinista. Per le risalite, possiamo offrire mule e asine, come nel trekking che organizziamo da Aosta. Gli animali portano tende e bagagli e si viaggia per tre giorni su mulattiere usate per secoli e oggi dimenticate ».
A volte la coop di comunità nasce in modo solenne. Il 18 luglio 2011, nella piazza San Giorgio di Melpignano, davanti a un notaio 75 soci hanno costituito una cooperativa per la costruzione e il montaggio di 180 impianti fotovoltaici su edifici pubblici e privati, con la potenza di un megawatt. L’energia non consumata verrà venduta e il ricavato servirà a finanziare altri progetti della coop. A volte le realtà sono piccole, come la cooperativa Il miglio di Miglierina, in Calabria. Cinque donne si occupano di tessitura con antichi telai. Ma sta partendo un albergo diffuso, nel centro storico recuperato. Anche a Cerreto Alpi tutto è cominciato quando bar e bottega hanno chiuso. E i ventenni di dieci anni fa, invece di andare via, decisero di diventare“briganti”.
Risposta di Claudio Agazzi | 23:00 - 11/06/13 |
Ciao Remo
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Risposta di E. Mazzadi | 00:26 - 12/06/13 |
Caro Remo, grazie della segnalazione! Molto MOLTO interessante. Si cita anche Melpignano, il cui sindaco è presidente dell'associazione Borghi Autentici d'Italia, associazione per cui sto portando avanti alcuni progetti. L'iniziativa che hai segnalato è ottima. Importantissimo è fare rete, mettendo insieme tutte le buone realtà presenti. Insomma: cercherò di contattarli al più presto!
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Risposta di Remo Ponzini | 06:14 - 13/06/13 |
Quello che mi ha stupito è che questa frazione ha solo 80 residenti fissi . Un nucleo storico molto contenuto che si sarebbe dissolto senza le iniziative messe in atto. L’articolo è stato estrapolato da Repubblica e questo ci fa capire che l’attivismo innovativo di questo manipolo di persone è stato talmente creativo da attrarre l’attenzione anche dalla stampa nazionale.
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Risposta di Stefano | 07:48 - 15/09/13 |
Bellissima iniziativa. Ma i nostri politici conoscono queste iniziative? Perchè non farle diventare progetto? |
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