I prossimi 5 anni saranno decisivi per un rilancio della Val di Taro, pensando a questo vorrei mandare questo messaggio ad un improbabile sindaco della Val di Taro.
Spett.le Si. Sindaco,
l’iniziativa fatta dal Label il 12 marzo ” Informazioni e nuove proposte per la pianificazione energetica, la valorizzazione delle risorse e lo sviluppo dell’alta val Taro” è stata necessaria per una mancanza di dibattito pubblico sul tema mi chiedo come mai le amministrazioni pubbliche non abbiano mai pensato ad una cosa del genere..
Prima di ogni decisione anche se ampiamente condivisa la comunità deve essere informata non solo sull’utilità o meno di una scelta ma, anche sulle conseguenze future di queste scelte.
Mi sarei aspettato, illuso che rimango dopo tanti anni di attività sindacale e politica che qualcuno facesse almeno il gesto di raccogliere quegli stimoli ma mancano pochi giorni all’indizione dei comizi elettorali e alla presentazione dei programmi e per quanto le mie orecchie siano attente nessun segnale si sente nella frizzante aria primaverile.
Energie e risorse. Energie sono si tutte le fonti energetiche disponibili ma, sono anche quelle fisiche, competenze e lavoro che ognuno mette in campo quotidianamente.
Risorsa è il territorio, l’ambiente, la montagna, la cultura ed ancora il lavoro e le capacità che ogni singolo mette in campo.
Un connubio energie e risorse che oggi passa attraverso un profondo cambiamento culturale ed al superamento dei localismi per una forte visione locale di sviluppo.
Il tema dell’energia e parte del tema dello sviluppo e delle condizioni di vita della valle. Zygmunt Bauman uno dei più noti ed influenti pensatori al mondo che non è certo uno che rinnega lo sviluppo e la modernità sostiene che bisogna cambiare l’etica dei consumi a partire dai consumi energetici che condizionano il sistema economico ed industriale e persino quello ecologico. Senza pensare alle teorie sulla decrescita già questo dovrebbe far meditare sul futuro e sul modo di amministrare i territori.
L’economia della valle non si rilancia costruendo centrali, piuttosto mettendo al centro il rilancio dell’intero comparto agro-alimentare ed in particolare dell’agricoltura naturale come una delle fonti principale di benessere, di sviluppo e di occupazione.
Il contributo degli oratori al convegno del 12 marzo ha dimostrato sul piano tecnico e politico che amministrare e che fare concretamente scelte diverse si può. Sul tema delle energie, sull’uso delle risorse e dei beni comuni, della democrazia e della partecipazione, personalmente auspico da ex assessore alla partecipazione, che questa impostazione venga seguita anche dalle amministrazioni pubbliche della valle.
La provincia sta affrontando il tema montagna con un iniziativa utile ed interessante dal titolo Parma: valore montagna. L’obbiettivo assieme al riordino dei livelli istituzionali come indica la legge regionale 10 del 2008 è anche quello di individuare quali azioni sviluppare per la tutela del territorio e delle risorse naturali e tra queste le leve di sviluppo nell’agricoltura. Vorrei solo sottolineare che nelle intenzioni della Provincia questo dovrebbe essere un percorso di ascolto, condivisione e partecipazione, un cantiere aperto che punta a ridefinire con tutti gli attori locali le strategie di sviluppo nel prossimo futuro.
Questo percorso, in realtà cosi come si sta svolgendo è un percorso istituzionale e gli attori veri del territorio cioè i cittadini, sono coinvolti solo marginalmente in questo processo che ha una rilevanza fondamentale per il futuro di ciascuno e del territorio. Fare partecipazione diretta per un livello intermedio come la provincia è molto più complicato e mi pare giusto che si rivolga ai gruppi portatori di interesse, dovrebbero essere i comuni a farsi promotori tra la provincia e i cittadini di pratiche dirette di ascolto e confronto sulle proposte, per trovare risposte ma, di questo non vi è traccia.
Come cittadino, ho a cuore il presente ed il futuro di questo territorio come e forse più di qualche amministratore che presume di essere unico tutore della valle, politici che spesso troppo spesso rimangono prigionieri di dichiarazioni d’intenti, delle logiche di appartenenza e del ruolo.
Il territorio è un corpo vivo, e come tale deve essere salvaguardato e curato, come ci prendessimo cura di noi stessi, l’attore principale di questa cura dovrebbe essere l’ente pubblico, è ancora vigente la legge che rende responsabile della salute dei suoi cittadini il sindaco.
Aggiungo che anche la democrazia, la partecipazione ed il confronto delle idee sono un bene prezioso, un valore da difendere in prima persona senza delegarlo ad altri, anche qui il garante della democrazia in un comune dovrebbe essere il sindaco che rappresenta tutti i cittadini.
Quando cittadini arrivano a farsi carico e non solo come elettori del diritto di lanciare una sfida per il futuro di questo territorio, una sfida per la difesa dei beni comuni, l’acqua, l’aria, per la difesa della biodiversità, dell’occupazione, dell’agricoltura, della salvaguardia dei saperi e del patrimonio storico culturale, dei servizi alla persona, per un uso saggio delle risorse naturali e tipiche del territorio. Un politico saggio accetta la sfida e ne fa propri metodi e contenuti, trovando col confronto le giuste mediazioni.
Volenti o nolenti, dobbiamo essere coscienti che il mondo vertiginosamente sta cambiando in tutti i sensi e nel nostro piccolo vorremmo che questi cambiamenti servissero a migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro e non a peggiorarle.
Calare dall’alto delle proposte per quanto possano essere giuste e sensate se non sono costruite attraverso il confronto risultano sempre indigeste, la partecipazione non è una perdita di tempo ma, una risorsa preziosa sia per il consenso che per la condivisione degli obbiettivi prefissati.
Un politico intelligente lasciamelo dire, pensa alla politica non solo come decisione, comando e la conservazione del sistema di potere consolidato ma, come arte della convivenza, della partecipazione, di percorsi condivisi e condivisibili.
Nessuno, fosse anche l’amministrazione più illuminata di questo mondo si può assumere la responsabilità di un cambiamento radicale dell’intero territorio senza il consenso di quanti quel territorio lo vivono quotidianamente, facendo impresa, lavorando, abitando.
Solo un territorio ben tenuto e curato ci offre la possibilità di usare nel modo più adeguato tutte le fonti energetiche rinnovabili, il sole, l’acqua il vento le biomasse, i biogas a condizione che siano condivisi gli indirizzi strategici, le tipologie di impianti ed i criteri realizzativi e non sperando in un intervento miracoloso di qualche multinazionale illuminata.
Il cibo, l’acqua, gli alimenti sani sono la principale fonte del benessere degli individui e della società e sono come dimostrano le rivolte di questi giorni nei paesi del nord africa un problema di libertà.
Bisogna capire che oggi il tema dell’occupazione come quello delle risorse non è più un tema congiunturale ma strutturale del sistema quindi bisogna reinventarsi un modo nuovo di fare sviluppo e occupazione.
Agricoltura è e deve essere innanzitutto difesa della naturalità per questo un ritorno sempre più massiccio alle produzioni biologiche va visto come il futuro e non come molti ancora pensano solo produzioni di nicchia per pochi privilegiati. L’agricoltura biologica è un metodo che si basa sull’applicazione di tecniche ad alta specializzazione, che riducono al minimo l’uso di fertilizzanti ed eliminano totalmente l’impiego di pesticidi e diserbanti di origine sintetica, di antiparassitari ed ogm.
Non è un caso che l’Europa e la Regione Emilia Romagna, tra le quattro priorità della programmazione allo sviluppo rurale viene indicato l’incremento e la promozione del biologico.
Stiamo proponendo con chiarezza un tavolo di confronto non istituzionalizzato, meglio ancora dei tavoli che affrontino i temi dell’energia, dell’educazione ambientale, agro-alimentare.
Perché non proporre per cominciare ricerca, ricerca approfondita sui sistemi di produzione, conservazione e trasformazione delle risorse locali, le cosiddette filiere, (energia, artigianato, agro-alimentare, cultura, ricettività), distretti produttivi e sociali esistenti per valutarne punti di forza e di opportunità. Da questa possono scaturire ipotesi di una serie di azioni utili per la valorizzazione del territorio in chiave produttiva, economica, sociale e culturale.
Promuovere, la partecipazione in prima persona a elaborare proposte, progetti di valorizzazione del territorio montano. Oggi l’occupazione si crea con una forte iniziativa politica congiunta tra soggetti pubblici e privati per la valorizzazione delle risorse del territorio, pensare per l’immediato a progetti di industrializzazionerischia di essere uno spreco inutile.
Non solo prodotti di nicchia anche se sono di grande qualità.
Il piano di sviluppo rurale regionale e provinciale ci offrono indirizzi significativi sulle possibilità di sviluppo del territorio, purtroppo tra la lungimiranza legislativa e gli indirizzi programmatici ci sono dei vuoti che devono essere colmati. Pensiamo soltanto al sistema delle aree protette della biodiversità ma, anche all’uso dei contributi della Pac (Politica agricola comunitaria) per potenziare le produzioni agricole diffuse e favorire un processo di ripopolamento della valle, cose che in altri luoghi sono già realtà concrete.
Ad esempio la promozione da parte della provincia del distretto di economia ecosolidale per un economia sostenibile e la sovranità territoriale che, vede l’adesione e la partecipazione attiva di numerosi gruppi di acquisto e di piccoli produttori e aziende di trasformazione locali, la cosiddetta filiera corta appunto, perché non pensare ad un progetto finanziato con l’asse 4 del piano di sviluppo rurale?.
Pensiamo anche all’uso e alla gestione coordinata delle risorse disponibili nel prip per una reale programmazione diffusa, risorse ad oggi utilizzate più per far fronte alle emergenze ambientali che non a promuovere progetti di investimenti concrete sulle risorse e le ricchezze del territorio. Sarò un caso che il bando sull’asse 4 del piano rurale provinciale sia andato deserto ma se nessuno ne promuove la disponibilità e l’utilità chi e come può accedere?
Quali sono le buone ragioni per scegliere bio? Innanzitutto scegliere bio significa fare una scelta consapevole verso noi stessi e l’ambiente che ci circonda. Poi con le nostre scelte possiamo orientare ed influenzare il mercato e la società in cui viviamo. Assecondare lo sviluppo delle produzioni nell’ambiente più adatto, rispettando e proteggendo la biodiversità attraverso una profonda conoscenza dei parametri ambientali e fisiologici delle zone di coltivazione.
Il mercato del biologico è l’unico settore in continua crescita sia nel 2009 che nel 2010 in piena crisi dei consumi è incrementato del 11,6 % in particolare la crescita riguarda quell’area di consumo critico che anche la provincia di Parma promuove attraverso il distretto equosolidale. L’Italia nel mercato del biologico ha una posizione di leadership con 1.106.684 ettari coltivati, un posto di primo piano va alla regione Emilia Romagna. La Val di Taro, la nostra valle per la sue particolari condizioni è un territorio eletto per le produzioni di qualità.
Pensando al cambiamento mi torna in mente quello che è avvenuto nello Srylanka dopo lo tsunami disastroso che ne distrusse tutta l’economia agricola, dove proprio per difendersi dalle avversità e dall’invasione delle multinazionali, migliaia di contadini usando i contributi della solidarietà internazionale si sono convertiti alle produzioni naturali e biologiche.
La partecipazione ed il confronto servono anche a questo, concludo dicendo che tutti abbiamo diritto ad avere un sogno, io sogno che la val taro possa diventare oltre che la strada del fungo anche la strada del biologico se il sogno lo coltiva una collettività questo sogno può diventare realtà.
Auguri a te candidato sindaco.
F. Totaro
Cittadino della Valle
Risposta di smartena | 09:15 - 02/04/11 |
ma secondo te ti ascoltano anno fatto scappare l uscita della autostrada anno fatto scappare delle ditte inportanti : barilla, parmalat, pirelli ecc stanno perdendo la pontremolese anno perso la galleria che unisce la ligura volevano togliere l ospedale volevano togliere la stazione ma secondo te sono normali non pensano al futuro ma pensano alla loro sedia i giovani scappano ormai questo paese sta morendo altro che sicilia qui è peggio altro che omertà questo paese fa veramente pena.... |
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Risposta di fabio paterniti | 19:52 - 02/04/11 |
Egr. Sig. Francesco Totaro Era facilmente prevedibile che l’esortazione ad affrontare certi temi non avrebbe trovato alcun riscontro. Mi pare di aver riscontrato, che la capacità dialettica di alcuni non si voglia ostinatamente esercitare su temi importanti come: - Il processo decisionale democratico Credo che alcuni temi siano di una cogente attualità, vediamo se riusciamo ad aprire un confronto, diversamente ne prenderemo tutti atto. Un saluto |
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