Oggetto: servizio “Parma Food Valley d’Europa" apparso sulla Gazzetta di Parma del 22 marzo 2011

Ebbene sì, è successo un’altra volta: in un articolo sul quotidiano della nostra Provincia che tratta della vocazione e delle eccellenze gastronomiche del territorio della Provincia di Parma, si dimentica che in esso è compresa la montagna e quindi vengono omesse le eccellenze gastronomiche che della montagna fanno parte.
Pur facendo riferimento “ai verdissimi colli, alle erte giogaie dell’Appennino, che l’uomo ha saputo, nei secoli, mettere a frutto e affinare per far nascere alcuni dei prodotti tipici più rinomati nel mondo”, si dimentica di parlare dei frutti della montagna, che gli uomini della montagna hanno saputo mettere a frutto ed affinare per farli conoscere ad apprezzare nel mondo.
Mi riferisco, come ovvio, al Fungo di Borgotaro, che ha ricevuto il marchio IGP, certificazione DOC al pari del Prosciutto di Parma, al Parmigiano-Reggiano o al Salame di Felino. Non vorrei fare qui della retorica ricordando che il Fungo di Borgotaro è ampiamente conosciuto ed apprezzato nel mondo e che le industrie alimentari presenti sul territorio ad esso legate, hanno fatto conoscere questo pregiato prodotto persino oltre oceano già a partire dai primi decenni del secolo scorso, portando così il nome dei Borgotaro al di là dei confini provinciali.
L’Associazione Turistica “Pro-Loco” (che ho presieduto per dieci anni) di questo comune ha lanciato il turismo gastronomico in nome del Fungo (manifestazione “Settembre Gastronomico”) più di cinquant’anni fa; oggi questa manifestazione, che vede come promotore anche l’ente provinciale, fa parte del più ampio progetto “Autunno Gastronomico”, che porta ogni anno in Valtaro moltissimi visitatori attratti dal profumo e dalla bontà del fungo porcino. Anche se non porcino e non in possesso del marchio IGP, i montanari hanno saputo affinare e far conoscere anche il fungo prugnolo, un frutto del sottobosco per alcuni ancor più eccellente ed apprezzato del porcino.
Vorrei altresì ricordare che altri due prodotti borgotaresi, per interessamento della Pro-Loco borgotarese, sono stati inseriti nell’Elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali della regione Emilia-Romagna: mi riferisco alla torta d’erbe borgotarese e al castagnaccio con la ricotta (pattona) (rispettivamente al n° 65 e al n° 59 del sopracitato elenco, DM 18/7/2000).
Passando al dolce, rammenterò a tutti gli squisiti “amor”, che vengono prodotti dalle pasticcerie borgotaresi seguendo la ricetta lasciata dal Sig. Steckli, pasticcere di origini svizzere che aprì una pasticceria a Borgo Val di Taro e a Pontremoli e farò notare che questa dolcezza è proprio tipica di questi due paesi, nel senso che in altre pasticcerie di zone anche limitrofe non viene prodotta.
Anche se non si tratta della Valtaro vorrei far notare che non è nominato il “Tartufo nero di Fragno”, altra eccellenza della provincia, che come il fungo attrae ogni autunno visitatori e turisti in quella parte di territorio parmense: come dire, mal comune mezzo gaudio!
Mi sembra quindi di non peccare di vano orgoglio o presunzione campanilistica nell’affermare che la montagna parmense non sfiguri nella “Food valley” sempre così (giustamente) acclamata, e di come i montanari, a volte, possano sentirsi un po’ “figli di un dio minore” nella provincia.
Nel territorio provinciale sono stati aperti quattro “Musei del Gusto” dedicati alle eccellenze alimentari della provincia (prosciutto, salame, parmigiano-reggiano, pomodoro) e di questo me ne rallegro; mi rallegrerei ancor di più se il prossimo fosse quello dedicato al “Fungo di Borgotaro”.
L’articolo della Gazzetta termina facendo riferimento allo stretto legame tra i prodotti tipici e alla storia che essi, le ricette e le tradizioni portano con sé: anche i prodotti della montagna racchiudono storie di uomini, tradizioni, usi e costumi che certo meritano di far parte a pieno titolo della Food Valley, che, mi piacerebbe sottolineare, non si ferma a Fornovo, ma va avanti, fino ai monti che fanno da confine naturale con la Liguria e la Toscana.

Cordiali saluti
Roberta Camisa

Risposta di Fausto 18:11 - 28/03/11

Roby, quoto in pieno, ma tieni presente che a volte tendiamo a non contestualizzare.

La Gazzetta di Parma è un giornaletto locale (perchè Parma e provincia sono una realtà molto molto piccola, anche se pensano di essere al centro del mondo).

Di conseguenza la divulgazione che avrebbe avuto la notizia che in valtaro abbiamo i funghi buoni avrebbe raggiunto un bacino di utenti che già lo sapevano da un pezzo...

La tua osservazione è lecita, ma secondo me è stato leso solo il buon gusto e non l'immagine dei nostri prodotti, a maggior ragione che la visibilità a livello globale del giornaletto locale è affidata ad un sito che oltre essere lento è mal strutturato.

Poco danno tutto sommato, meglio il passa parola fuori dalla nostra provincia.

Non so come funzionano ste cose, ma magari sei presente solo se paghi? Anche  i giornalisti devono mangiare.

Però... mitica hai rotto le scatole a tanti, è un buon segno, W LE DONNE.

Risposta di Roberta Camisa 08:57 - 29/03/11

Caro Fausto,
grazie della tua risposta. La lettera che ho postato sul forum è stata mandata ovviamente al Direttore della Gazzetta; in cc l'ho inviata al Presidente e al Vice Presidente della Provincia, che non sono direttamente interessati (dato che l'articolo è comparso sul giornale), ma volevo che fossera a conoscenza della questione. Inoltre, non certa della pubblicazione sul giornale, l'ho mandata a Videotaro e al forum, per far sapere ai valligiani la mia opinione e la mia "arrabbiatura", dovuta questa al fatto che non è la prima volta in cui si parla della provincia e ci si limita a parlare della città o della bassa, e questo sinceramente non mi sembra corretto.

ciao a presto

Roby

 

Risposta di Valebd 20:03 - 29/03/11

Cara roberta hai pienamente ragione, ma come ha detto il Buon Fausto la GdP è giornale locale. Aggiungo che normalmente i parmigiani (noi siamo parmensi anche se in realtà è sempre stato il contrario fino all'avvento del Parmigiano-Reggiano e la spiegazione è in quanto segue) tendono ad essere megalomani su quanto riguarda Parma. Basta sfogliare la GdP o ascoltare TVParma quando riportano che un qualsiasi giornale nel mondo, ma anche un trafiletto su un giornale importante o tv nazionale che parla di Parma la trasformano in una serata degli Oscar.
Pensano di essere al centro del mondo e di essere migliori in tutto, o almeno questo traspariva spesso nella visione di tale tg o lettura della sopracitata testata, tant'è che gli ho brillantemente esclusi da letture e visioni e non credo siano cambiati a giudicare dall'articolo che tu ci hai riportato. Pensano che Parma sia il centro del mondo, al massimo prendono in considerazione la bassa.... noi siamo solo montanari quindi di seconda categoria, per loro ovviamente.

Risposta di Arturo Curà 16:37 - 02/04/11

Cara Roberta,
comprendo in pieno la tua stizza contro certa cultura(?) che connota Parma nella sua essenza di cittadina iperprovinciale malgrado la spocchia e tutta rivolta a guardarsi compiacente l' ombellico. Peccato perchè è una città ricca di bellezze inenarrabili! A Parma ho lavorato come redattore del telegiornale di Teleducato e quindi quotidianamente mi sono trovato a contatto diretto con i cosidetti "gangli" politico-culturali della sua società, quella, diciamo, che conta. Parma che ancora si ritiene "città ducale" ( ma Maria Luigia non c'è più da un bel po' e poi non era mica di Parma ma Austriaca! ) è un luogo di autocompiacenze che dimentica altre situazioni vicine ( Reggio Emilia, per esempio ) che hanno da tempo scavalcato i muri di cinta tardo ottocenteschi.... Parma invece pare impossibilitata ad uscire dal suo bozzolo, sempre in posa davanti  allo specchio delle sue vanità e di conseguenza tutto ciò che non la sfiora non esiste. Punto e basta. La Provincia è rimasta una specie di feudo popolato da gente non all'altezza e ciò le basta per snobbarla. Figuriamoci se si abbassa ad elogiare prodotti non vicini alle antiche mura come il fungo porcino....Per descrivere bene questa città ( Roberto Saviano due anni fa a Compiano Premio PEN ne ha tracciato un ritratto impietoso! ) basti pensare al "mitico" Festival Verdi faticosamente in vita da pochi anni quando per esempio Pesaro, sicuramente più umile e sensata, da 50 anni ha il suo "Rossini Festival" davanti al quale la produzione operistica parmense impallidisce.... e potrei continuare parlando del Monumento a Verdi prima abbandonato sotto i crolli della guerra e poi mai più recuperato e ora quel che resta "dislocato", anzi, seminascosto in Piazzale della Pace invece che trasportarlo di qualche metro ponendolo giustamente alla ribalta di via Garibaldi, alla stessa altezza del Monumento al Partigiano..... Gli elenchi ( Piazza Ghiaia rifatta tre volte )potrebbero continuare. Tutto questo non è da imputare alla popolazione ma a quella Cupola che sovrintende tutto, che modella tutto, che impone tutto e che si chiama "Unione Industriali". Ma anche sui celebri Industriali parmensi credo si debba fare almeno un minuto di iroso silenzio, visti i disastri.

Ma, rimanendo a Verdi, cara Roberta, chi conosce un po' di storia sa quanto il Maestro la detestasse. D'accordo che il "sior Peppino" era un orso ed era fatto alla sua maniera e per di più villano di Busseto, ma qualche ragione gliela vogliamo concedere? Sursum corda!

Risposta di Valebd 22:42 - 04/04/11

Grazie Arturo hai illustrato al meglio il "pensiero" parmigiano....

 
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